Questo sito utilizza i cookie che ci aiutano ad erogare servizi di qualità. Utilizzando i nostri servizi acconsenti all'uso dei cookie.
  • Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi."
    (Don Tonino Bello)
  • "Il tempo è superiore allo spazio. Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi, più che di possedere spazi"
    (Evangelii Gaudium)
  • "E' il filo di un aquilone, un equilibrio sottile, non è cosa ma è come , E' una questione di stile"
    (Nicolò Fabi “è non è”)
  • Il Cristianesimo è la religione dei nomi propri, non delle essenze. Dei volti concreti, non degli ectoplasmi. Del prossimo in carne ed ossa con cui confrontarsi, e non delle astrazioni volontaristiche con cui crogiolarsi." (Don Tonino Bello)
  • Promuovere la testimonianza della carità, lo sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica. "
    (Statuto Caritas Italiana)
Giornata mondiale dei poveri 2017

Non amiamo a parole ma con i fatti - giornata dei poveri

Papa Francesco nel Messaggio di presentazione della I Giornata Mondiale dei Poveri  ha proposto il tema  “Non amiamo a parole ma con i fatti”, riprendendo, in filigrana, tutto il suo apostolato.

Questa “giornata” non si aggiunge alle altre e non ci chiede anzitutto di organizzare qualcosa. Dobbiamo accoglierla sulla scia della “Evangelii Gaudium” come invito ad un cambiamento personale e comunitario, per un sentire diverso che apra spazi di incontro verso chi sembra chiedere senza offrirci niente, verso chi non è per noi attraente e ci appare solo come un peso, verso chi umanamente e culturalmente avvertiamo lontano ed è invece nostro fratello.

In primo luogo il titolo, con il richiamo alla concretezza: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18) ci ricorda quanto disse il papa a Firenze ai vescovi e alla Chiesa italiana:  “Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtà, significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea e degenerare in intimismi che non danno frutto, che rendono sterile il suo dinamismo”.

I poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. La povertà non è un’entità astratta, ma “ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro.”

Davanti a questi scenari, il papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati, ma di “rispondere con una nuova visione della vita e della società”.

La povertà è una dimensione essenziale di ogni essere umano, i poveri e le nostre povertà ce lo ricordano costantemente: se così non fosse, ci separeremmo dalla prima beatitudine: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.”

Allora  guardiamo i poveri non come “utenti” a cui elargire un servizio - pur necessario – ma come “una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l'essenza del Vangelo”.

Il papa ci esorta a perseguire il bene comune vivendolo nella comunione e nella condivisione, così facendo  la comunità si fa attenta a chi è ai margini e si adopera per accogliere, o riaccogliere i poveri.

In quest’ottica i poveri e la povertà diventano risorsa cui attingere per  vivere il Vangelo, ripensando i nostri stili di vita, rimettendo al centro le relazioni fondate sul riconoscimento della dignità umana come codice assoluto.

Al punto n.4 del Messaggio, il Santo Padre sottolinea che “per i discepoli di Cristo la povertà è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero…che conduce alle Beatitudini”.

Quasi un manifesto per la buona riuscita della vita cristiana: “La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. È la povertà, piuttosto, che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia.”

Gesù, il Figlio Amato, non è forse venuto in mezzo a noi ad immagine e somiglianza del povero, tanto da affermare di non avere una pietra su cui poggiare il capo?

Noi, suoi discepoli, siamo chiamati a  non  istituzionalizzare la carità delegando a qualcuno ciò che invece deve coinvolgere tutti.

Quanto il papa dice alla chiesa, nel suo messaggio di questa prima giornata mondiale dei poveri, ci aiuti tutti ad aprire percorsi, a liberare spazi, a ritrovare priorità e, nella preghiera unanime, a tendere le nostre mani. Nessuno può allungare il passo ed andare oltre perché qui e non altrove si misura la nostra fedeltà al Vangelo della vita e della gioia.

La memoria e l’esempio di sant’Allucio illumini i nostri cuori.