
Non amiamo a parole ma con i fatti - giornata dei poveri
Papa Francesco nel Messaggio di presentazione della I Giornata Mondiale dei Poveri ha proposto il tema “Non amiamo a parole ma con i fatti”, riprendendo, in filigrana, tutto il suo apostolato.
Questa “giornata” non si aggiunge alle altre e non ci chiede anzitutto di organizzare qualcosa. Dobbiamo accoglierla sulla scia della “Evangelii Gaudium” come invito ad un cambiamento personale e comunitario, per un sentire diverso che apra spazi di incontro verso chi sembra chiedere senza offrirci niente, verso chi non è per noi attraente e ci appare solo come un peso, verso chi umanamente e culturalmente avvertiamo lontano ed è invece nostro fratello.
In primo luogo il titolo, con il richiamo alla concretezza: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e nella verità» (1 Gv 3,18) ci ricorda quanto disse il papa a Firenze ai vescovi e alla Chiesa italiana: “Non mettere in pratica, non condurre la Parola alla realtà, significa costruire sulla sabbia, rimanere nella pura idea e degenerare in intimismi che non danno frutto, che rendono sterile il suo dinamismo”.
I poveri sono persone da incontrare, accogliere, amare. La povertà non è un’entità astratta, ma “ha il volto di donne, di uomini e di bambini sfruttati per vili interessi, calpestati dalle logiche perverse del potere e del denaro.”
Davanti a questi scenari, il papa ci chiede di non restare inerti e rassegnati, ma di “rispondere con una nuova visione della vita e della società”.
La povertà è una dimensione essenziale di ogni essere umano, i poveri e le nostre povertà ce lo ricordano costantemente: se così non fosse, ci separeremmo dalla prima beatitudine: “Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio.”
Allora guardiamo i poveri non come “utenti” a cui elargire un servizio - pur necessario – ma come “una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l'essenza del Vangelo”.
Il papa ci esorta a perseguire il bene comune vivendolo nella comunione e nella condivisione, così facendo la comunità si fa attenta a chi è ai margini e si adopera per accogliere, o riaccogliere i poveri.
In quest’ottica i poveri e la povertà diventano risorsa cui attingere per vivere il Vangelo, ripensando i nostri stili di vita, rimettendo al centro le relazioni fondate sul riconoscimento della dignità umana come codice assoluto.
Al punto n.4 del Messaggio, il Santo Padre sottolinea che “per i discepoli di Cristo la povertà è anzitutto una vocazione a seguire Gesù povero…che conduce alle Beatitudini”.
Quasi un manifesto per la buona riuscita della vita cristiana: “La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. È la povertà, piuttosto, che crea le condizioni per assumere liberamente le responsabilità personali e sociali, nonostante i propri limiti, confidando nella vicinanza di Dio e sostenuti dalla sua grazia.”
Gesù, il Figlio Amato, non è forse venuto in mezzo a noi ad immagine e somiglianza del povero, tanto da affermare di non avere una pietra su cui poggiare il capo?
Noi, suoi discepoli, siamo chiamati a non istituzionalizzare la carità delegando a qualcuno ciò che invece deve coinvolgere tutti.
Quanto il papa dice alla chiesa, nel suo messaggio di questa prima giornata mondiale dei poveri, ci aiuti tutti ad aprire percorsi, a liberare spazi, a ritrovare priorità e, nella preghiera unanime, a tendere le nostre mani. Nessuno può allungare il passo ed andare oltre perché qui e non altrove si misura la nostra fedeltà al Vangelo della vita e della gioia.
La memoria e l’esempio di sant’Allucio illumini i nostri cuori.